Una delle considerazioni che mi sono venute alla mente leggendo le cronache quotidiane è che abbiamo riscoperto l’ovvio, la semplicità, l ‘essenzialità della vita che avevamo forse smarito.
Ci siamo ricordati che siamo fragili, che possiamo morire, che siamo fatti in maniera meravigliosa ma fragile e se vogliono convincerci che passeremo all’eternità attraverso indolori titoli di coda dobbiamo passarci attraverso un ben più misterioso passaggio che ci lascia sgomenti, almeno li per li, con la sensazione di essere abbandonati.
Ci siamo ricordati che è importante lavarci le mani! Come se prima lo avessimo del tutto dimenticato. Dimenticato che la nostra civiltà, la nostra lunga media di vita, è passata proprio dalla divisione delle acque bianche e le acque nere, dall’avere un sistema fognario, dall’avere l’acqua in casa. Solo chi ha la grazia di essere stato dall’altra parte del mondo e di aver visto come si vive senza un rubinetto in casa, senza un gabinetto, senza avere l’acqua da bere pulita senza germi, ha il dono di poter ringraziare ogni giorno per questi basici elementi per noi divenuti solo oggetto di stramberie estetiche.
Ci siamo ricordati di stare a casa se ammalati perché possiamo infettare qualcuno. Una cosa logica, ma la logica dell’efficienza, dell’apparire ci aveva un po’ travolti. Non si può ammettere di essere ammalati, ci si sente inutili, gettati via. E allora via a starnutire in giro.
Ci siamo ricordati che ci si mette in fila, ordinati, distanziati, senza spingere, senza guardare il carrello del vicino, senza parlare ad alta voce approfittando dell’imbarazzo dei vicini per i nostri comizi del qualunque, senza l’assalto alla diligenza del “c’ero prima io” che trasforma innocenti signore in Rambo del panificio o del macellaio.
Ci siamo ricordati che si va a comprare perché abbiamo bisogno: del pane, della carne, del dolce, di una bevanda, del sale, della verdura, del detersivo……… Non per una sfilata dove si premia il carrello più pieno e chi l’ha vuoto è un po’… sfigato. Ci siamo ricordati della nostra bottega sotto casa e chi non l’aveva l’ha rimpianta……..
Ci siamo ricordati che si può anche fare qualcosa a casa, il pane, la pasta e tante altre piccole cose, riscoprendo il semplice fatto di accudire la casa, di viverla e che non è un dormitorio o una multisala cinema con wifi annesso. Forse le nostre case potrebbero migliorare in tante piccole cose per essere più vivibili e forse c’è una casa comune (la terra…) da custodire, da curare nelle sue fondamenta e nelle sue ….suppellettili che noi uomini le appiccichiamo sopra costruendo…..
Ci siamo ricordati di chiamare gli amici, di pensare a persone lontane che improvvisamente diventavano vicine; mai abbiamo avuto così vivo il desiderio di avere vicino persone che generalmente lasciamo indietro o diamo addirittura per scontate. Le persone sono divenute importanti, essenziali. Abbracciare, parlare, baciare li avevamo dati per scontati e ci sono mancati, per nulla alleviati nella mancanza da stupende innovazioni tecnologiche che altro non potranno che riprendere il loro buon servizio a favore dell’incontro di PERSONE fatte in carne e ossa!!
Ci siamo ricordati di come era il mare, l’aria, la natura prima che le dessimo l’assalto. Mai avuto un mare così pulito, un’aria così buona………forse è il segnale che dovremmo cambiare qualcosa… illusi di vivere sani in un mando ammalato………
Ci siamo ricordati dei poveri, degli emarginati, di chi vive nel lavoro sommerso, di chi è precario, di chi vive, magari pure benino, con le nostre bricioline. Ma ci siamo ricordati di non sprecare le bricioline e allora per loro non è rimasto che fare la coda ai pacchi alimentari. Ci eravamo scordati che esistessero i senza tetto ma occorreva bloccarli per la pandemia, per difendere noi stessi più che loro, e allora sono emersi. Sperando non si inabissino nel dimenticatoio.
Ci siamo ricordati del “lattaio, del postino e la guardia comunal” , non avremmo mai creduto ci fossero tante categorie di persone per far funzionare la società e tutte ugualmente importanti; impegnati a parlare di ascensori e distanze sociali ci siamo scordati che la società è un corpo fatto da tantissime parti ognuna molto importante e ognuna meritevole di essere riconosciuta non se sta in alto o in basso ma perché sta al suo servizio del bene comune.
Ci siamo ricordati che potremmo anche chiuderci a riccio e passare le vacanze in Italia, chiudere frontiere, porti e aeroporti ma se dagli altri prendiamo energia, lavoro, materie prime e quant’altro ci prendiamo anche le conseguenze di questa mescolanza che dobbiamo affrontare tutti insieme perché il virus frontiere non ne ha avute …. e che la pelle di Dio “è nera, rossa, gialla, bruna, bianca perché Lui ci vede uguali davanti a sé…”
Ci siamo infine ricordati persino di pregare!!! Un po’ presi dall’ansia della pandemia , colpiti dalle file di bare infinite che ci hanno ricordato che la vita deve ben valere qualcosa di più di quel che c’è qua. E allora forse un po’ di tempo al Vangelo si può ricavare per riprendere in mano la bussola della navigazione della vita.
E’ di questo sale, di questa luce che noi dobbiamo essere testimoni in un mondo che disprezza coloro che ritiene deboli, diversi, ai margini portare la potenza dell’amore che dice “vi fu detto di odiare chi ritieni nemico ma io vi dico di amare ogni persona perché è figlia di Dio…”
Abbiamo riscoperto l’ovvio, la semplicità del Vangelo, la sua libertà, la sua giustizia, la sua verità, la sua bontà. Con questa leggerezza del cuore ritrovata ripartiamo per un mondo sempre uguale ma sempre diverso.
Don Fully