Che cosa ci lascia questo tempo del corona virus?

Una delle con­sid­er­azioni che mi sono venute alla mente leggen­do le cronache quo­tid­i­ane è che abbi­amo riscop­er­to l’ovvio, la sem­plic­ità, l ‘essen­zial­ità del­la vita che ave­va­mo forse smarito.

Ci siamo ricor­dati che siamo frag­ili, che pos­si­amo morire, che siamo fat­ti in maniera mer­av­igliosa ma frag­ile e se vogliono con­vin­cer­ci che passer­e­mo all’eternità attra­ver­so indo­lori titoli di coda dob­bi­amo pas­sar­ci attra­ver­so un ben più mis­te­rioso pas­sag­gio che ci las­cia sgo­men­ti, almeno li per li, con la sen­sazione di essere abbandonati.

Ci siamo ricor­dati che è impor­tante lavar­ci le mani! Come se pri­ma lo aves­si­mo del tut­to dimen­ti­ca­to. Dimen­ti­ca­to che la nos­tra civiltà, la nos­tra lun­ga media di vita, è pas­sa­ta pro­prio dal­la divi­sione delle acque bianche e le acque nere, dall’avere un sis­tema fog­nario, dall’avere l’acqua in casa. Solo chi ha la grazia di essere sta­to dall’altra parte del mon­do e di aver vis­to come si vive sen­za un rubi­net­to in casa, sen­za un gabi­net­to, sen­za avere l’acqua da bere puli­ta sen­za ger­mi, ha il dono di pot­er ringraziare ogni giorno per questi basi­ci ele­men­ti per noi divenu­ti solo ogget­to di stram­berie estetiche.

Ci siamo ricor­dati di stare a casa se ammalati per­ché pos­si­amo infettare qual­cuno. Una cosa log­i­ca, ma la log­i­ca dell’efficienza, dell’apparire ci ave­va un po’ tra­volti. Non si può ammet­tere di essere ammalati, ci si sente inutili, get­tati via. E allo­ra via a star­nu­tire in giro.

Ci siamo ricor­dati che ci si mette in fila, ordi­nati, dis­tanziati, sen­za spin­gere, sen­za guardare il car­rel­lo del vici­no, sen­za par­lare ad alta voce approf­ittan­do dell’imbarazzo dei vici­ni per i nos­tri comizi del qualunque, sen­za l’assalto alla dili­gen­za del “c’ero pri­ma io” che trasfor­ma inno­cen­ti sig­nore in Ram­bo del pan­i­fi­cio o del macellaio.

Ci siamo ricor­dati che si va a com­prare per­ché abbi­amo bisog­no: del pane, del­la carne, del dolce, di una bevan­da, del sale, del­la ver­du­ra, del deter­si­vo……… Non per una sfi­la­ta dove si pre­mia il car­rel­lo più pieno e chi l’ha vuo­to è un po’… sfi­ga­to. Ci siamo ricor­dati del­la nos­tra bot­te­ga sot­to casa e chi non l’aveva l’ha rimpianta……..

Ci siamo ricor­dati che si può anche fare qual­cosa a casa, il pane, la pas­ta e tante altre pic­cole cose, risco­pren­do il sem­plice fat­to di accud­ire la casa, di viver­la e che non è un dor­mi­to­rio o una mul­ti­sala cin­e­ma con wifi annes­so. Forse le nos­tre case potreb­bero miglio­rare in tante pic­cole cose per essere più vivi­bili e forse c’è una casa comune (la ter­ra…) da cus­todire, da curare nelle sue fon­da­men­ta e nelle sue ….sup­pel­let­tili che noi uomi­ni le appic­ci­chi­amo sopra costruendo…..

Ci siamo ricor­dati di chia­mare gli ami­ci, di pen­sare a per­sone lon­tane che improvvisa­mente diven­ta­vano vicine; mai abbi­amo avu­to così vivo il deside­rio di avere vici­no per­sone che gen­eral­mente las­ci­amo indi­etro o diamo addirit­tura per scon­tate. Le per­sone sono divenute impor­tan­ti, essen­ziali. Abbrac­cia­re, par­lare, bacia­re li ave­va­mo dati per scon­tati e ci sono man­cati, per nul­la alle­viati nel­la man­can­za da stu­pende inno­vazioni tec­no­logiche che altro non potran­no che ripren­dere il loro buon servizio a favore dell’incontro di PERSONE fat­te in carne e ossa!!

Ci siamo ricor­dati di come era il mare, l’aria, la natu­ra pri­ma che le dessi­mo l’assalto. Mai avu­to un mare così puli­to, un’aria così buona………forse è il seg­nale che dovrem­mo cam­biare qual­cosa… illusi di vivere sani in un man­do ammalato………

Ci siamo ricor­dati dei poveri, degli emar­ginati, di chi vive nel lavoro som­mer­so, di chi è pre­cario, di chi vive, mag­a­ri pure beni­no, con le nos­tre brici­o­line. Ma ci siamo ricor­dati di non spre­care le brici­o­line e allo­ra per loro non è rimas­to che fare la coda ai pac­chi ali­men­ta­ri. Ci erava­mo scor­dati che esistessero i sen­za tet­to ma occor­re­va bloc­car­li per la pan­demia, per difend­ere noi stes­si più che loro, e allo­ra sono emer­si. Speran­do non si inabissi­no nel dimenticatoio.

Ci siamo ricor­dati del “lat­taio, del posti­no e la guardia comu­nal” , non avrem­mo mai cre­du­to ci fos­sero tante cat­e­gorie di per­sone per far fun­zionare la soci­età e tutte ugual­mente impor­tan­ti; impeg­nati a par­lare di ascen­sori e dis­tanze sociali ci siamo scor­dati che la soci­età è un cor­po fat­to da tan­tis­sime par­ti ognuna molto impor­tante e ognuna meritev­ole di essere riconosci­u­ta non se sta in alto o in bas­so ma per­ché sta al suo servizio del bene comune.

Ci siamo ricor­dati che potrem­mo anche chi­ud­er­ci a ric­cio e pas­sare le vacanze in Italia, chi­ud­ere fron­tiere, por­ti e aero­por­ti ma se dagli altri pren­di­amo ener­gia, lavoro, materie prime e quant’altro ci pren­di­amo anche le con­seguen­ze di ques­ta mescolan­za che dob­bi­amo affrontare tut­ti insieme per­ché il virus fron­tiere non ne ha avute …. e che la pelle di Dio “è nera, rossa, gial­la, bruna, bian­ca per­ché Lui ci vede uguali davan­ti a sé…”

Ci siamo infine ricor­dati persi­no di pre­gare!!! Un po’ pre­si dall’ansia del­la pan­demia , col­pi­ti dalle file di bare infi­nite che ci han­no ricorda­to che la vita deve ben valere qual­cosa di più di quel che c’è qua. E allo­ra forse un po’ di tem­po al Van­ge­lo si può ricavare per ripren­dere in mano la bus­so­la del­la nav­igazione del­la vita.

E’ di questo sale, di ques­ta luce che noi dob­bi­amo essere tes­ti­moni in un mon­do che dis­prez­za col­oro che ritiene deboli, diver­si, ai mar­gi­ni portare la poten­za dell’amore che dice “vi fu det­to di odi­are chi ritieni nemi­co ma io vi dico di amare ogni per­sona per­ché è figlia di Dio…”

Abbi­amo riscop­er­to l’ovvio, la sem­plic­ità del Van­ge­lo, la sua lib­ertà, la sua gius­tizia, la sua ver­ità, la sua bon­tà. Con ques­ta leg­gerez­za del cuore ritrova­ta ripar­ti­amo per un mon­do sem­pre uguale ma sem­pre diverso.

Don Ful­ly