DAL G8 ALLA LAUDATO SII.

Il seme mor­to ha dato frutti.

Sono pas­sati ven­ti anni dal famoso G8 di Gen­o­va. I più gio­vani ricorder­an­no di cer­to che vi ave­vo parte­ci­pa­to in pieno seguen­do­lo pas­so pas­so e riceven­do pure io le mie buone dosi di cariche di polizia. Quelle che per­me­t­te­vano a cer­ti di dis­trug­gere tut­to ma gli altri li mena­va con sci­en­tifi­ca perizia.

Non voglio asso­lu­ta­mente com­mentare quei fat­ti e quei giorni; mi ten­go den­tro i miei pen­sieri, alcu­ni cat­tiv­el­li e per­ciò non con­di­vis­i­bili, mi dareb­bero di cer­to del com­plot­tista e non ci ten­go, gra­zie, e le certezze di chi c’è sta­to den­tro, non dietro le tv ma den­tro, per strada.

Voglio invece ripren­dere i temi veri di quei giorni di man­i­fes­tazione che nel cor­so degli anni si sono trasfor­mati, aggior­nati ma riman­gono oggi più attuali che mai per­ché, citan­do il mae­strone: “Nel mon­do oggi più di ieri dom­i­na l’ingius­tizia … sem­pre più spi­etata­mente,” (Don Chisciotte…).

E il tema è quel­lo del “Ven­ga il tuo Reg­no” ovvero la costruzione di un mon­do migliore che non sia dom­i­na­to dal­la log­i­ca del prof­it­to e dal Dio mam­mona ma che tro­vi equi­lib­ri e modi redis­trib­u­tivi delle ric­chezze del­la ter­ra. Tut­to questo sen­za mes­sian­is­mi ter­reni o illu­sioni infan­tili per­ché il Reg­no in pienez­za si avrà solo lassù, ma pri­ma di pen­sare a lassù sarà meglio fare i con­ti con quel­lo che abbi­amo quag­giù…. (vedi Radio Freccia..)

La sen­si­bil­ità eco­log­i­ca è di molto aumen­ta­ta ma rischia di essere spes­so di fac­cia­ta o usa­ta come arma di ricat­to politi­co; mai affronta­to il tema del deb­ito dei pae­si poveri e del­la nuo­va col­o­niz­zazione cul­tur­ale, eco­nom­i­ca e finanziaria nei con­fron­ti dei pae­si più pic­coli e delle pic­cole cul­ture autoctone.

La sen­si­bil­ità ver­so le mino­ranze, siano esse dell’Amazzonia o del Cana­da, dell’Australia o dell’Africa, degli States o dell’Oriente è anch’essa aumen­ta­ta parec­chio ma non si vedono pas­si con­creti per evitare l’omologazione del­la cul­tura che risul­ta essere pre­dom­i­nante a sec­on­da del potere espres­so dalle armi e dall’economia. I più for­ti schi­ac­ciano i deboli, li espel­lono, ten­tano di can­cel­lar­li. Rohingya, Uig­uri, Yazi­di, Tigri­ni per imanere nel­la moda dell’attualità…….

I temi eco­nomi­ci e le gran­di sfide com­mer­ciali si sono acuite e non si vede anco­ra un proces­so di accor­do eco­nom­i­co glob­ale per scam­bi equi e sol­i­dali; anco­ra sof­frono i poveri e molti ven­gono con­siderati alla stregua di brac­cia da lavoro da pren­dere e buttare né più ne meno dell’ottocento. Una cul­tura neo-liberista del­lo spre­co e del con­sumo si è impos­ta e chi­unque osa met­tere in dis­cus­sione i suoi teo­re­mi (i suoi dis­as­tri: ambi­en­tali, umani, eco­nomi­ci) viene tac­cia­to di comu­nis­mo, di oscu­ran­tismo e quant’altro. E va manipolan­do infor­mazione e reti globali.

Non par­liamo di armi e guerre che ora­mai non ven­gono più dichiarate per essere polit­i­cal­ly cor­rect ma che con­tin­u­ano a insan­guinare sem­pre più da un lato e a ingras­sare altri dall’altro.

Inoltre si sono aggiun­ti gran­di temi che già si intravvede­vano nelle dis­cus­sioni di quei giorni e via via esplose: l’emigrazione, la rete inter­net, cam­bi cli­mati­ci vio­len­ti, degra­do ambi­en­tale e via di seguito.

In tut­to questo cam­mi­no si è aggiun­to nel 2013 Papa Francesco, che ci ha dona­to due let­tere “LAUDATO SII” e “”FRATELLI TUTTI” che sem­bra­no essere il frut­to delle rif­les­sioni di quelle giornate.

Il Papa ci indi­ca una stra­da da per­cor­rere insieme agli uomi­ni di buona volon­tà, insieme. Una stra­da non vio­len­ta ma deter­mi­na­ta. All’epoca si criti­carono molto i cat­toli­ci per­ché vollero parte­ci­pare al Genoa Social Forum. Si vor­rebbe i cat­toli­ci ben cir­co­scrit­ti in uno spazi­et­to dove si pos­sono toller­are gli illusi, i reli­giosi, quel­li che per mestiere devono vendere sper­an­za, sen­za far­li entrare in con­tat­to con gli altri, col popo­lo che sof­fre di tut­ta ques­ta situ­azione. Forse il mes­sag­gio dei man­ganel­li di quei giorni (non ce l ho fat­ta ecco che mi scap­pa il pen­siero cat­ti­vo) era quel­lo di dis­gre­gare, di dis­unire, di sep­a­rare, di man­dare il mes­sag­gio che chi man­i­fes­ta è un vio­len­to è un nemi­co del pro­gres­so e del­la felic­ità degli uomi­ni; un pizzi­no alla chiesa “non mis­chiar­ti” pred­i­ca dalle tue chiese , non scen­dere in piaz­za, iso­lati, par­la solo con noi poten­ti e non con gli oppres­si. Ci sono appar­ente­mente rius­ci­ti. O forse la morte appar­ente del seme ha gen­er­a­to nuove forze, nuove con­vinzioni, nuove gen­er­azioni. Ed ecco­lo lì l’albero forte e rigoglioso, con due rami enor­mi che si chia­mano LAUDATO SII e FRATELLI TUTTI a dare speranza.

E così ricor­dan­do quei giorni, ricor­dan­do chi ha per­so la vita, non dob­bi­amo far altro che tornare a sper­are. Rifare un G8 così? Sì, rifare cen­to mille G8 dove si dibat­te, si par­la, ci si con­fronta per un mon­do migliore. Per­ché per me quel­lo è il G8 di Gen­o­va. L’altro mi sa se lo son fat­to e dis­fat­to da soli. Ma noi non ci siamo fer­mati e cer­chi­amo di sem­i­nare il bene, la pace, la gius­tizia insieme a tut­ti gli uomi­ni, nes­suno esclu­so. E sognare un mon­do migliore, non dor­men­do ma rim­boc­can­do­ci le maniche.

Don Ful­ly