Anni ’60 Timelines: Don Ga

IL CENACOLO

Gra­zie alla fres­ca ven­ta­ta del Con­cilio, don Ga inizia in vico Fala­m­on­i­ca, un ciclo di incon­tri spir­i­tu­ali, aven­ti modal­ità inno­v­a­tive: ha inizio l’esperienza del “Cena­co­lo”. Oltre a momen­to di spir­i­tu­al­ità, è sede di dis­cus­sioni su tem­atiche sociali emer­gen­ti quali la fame, il razz­is­mo, la povertà, l’esclusione e l’assistenzialismo. Soprat­tut­to quest’ultimo argo­men­to è moti­vo di pro­fon­di dibat­ti­ti.”. Le riu­nioni sono aperte a chi­unque voglia parte­ci­pare, «ogni emar­gin­azione era ban­di­ta». Ven­gono ammesse per­sone di ogni età e con­dizione sociale. Il Cena­co­lo si apre anche alle per­sone dis­abili. L’unico legame tra i parte­ci­pan­ti deve con­sis­tere nell’affinità spir­i­tuale. L’ambiente famil­iare per­me­tte, gra­zie a relazioni di fidu­cia e rispet­to, il libero con­fron­to sulle dif­fer­en­ti prob­lem­atiche affrontate.

L’antico mod­el­lo del­la car­ità quale offer­ta di cibo e bisog­ni mate­ri­ale non fun­ziona, si avverte la neces­sità di respon­s­abi­liz­zare ogni cit­tadi­no per creare una comu­nità in gra­do di man­tenere ognuno a dig­ni­tosi tenori di vita: “bisogna che noi rompiamo le cat­e­gorie cos­ti­tu­ite. Il cris­tianes­i­mo è l’anticategoria per eccel­len­za. Per questo al Cena­co­lo non voglio fare un’associazione. Voglio che noi diamo il sen­so cos­mi­co del­la Chiesa. Dove siamo noi, lì dovrà for­mar­si un’associazione di cuori.” L’intento è quel­lo di pro­muo­vere una cresci­ta per­son­ale in ognuno, sen­za imporre alcun mod­el­lo o schema presta­bil­i­to. Anche nelle fun­zioni reli­giose don Gas­pare preferisce la sostan­za al puro rito for­male, metodolo­gia ques­ta che gli costerà qualche richi­amo da parte delle autorità ecclesiali.