LA LIBERA REPUBBLICA DEI RAGAZZI

Anco­ra una vol­ta a Mon­t­ele­co abbi­amo vis­su­to l’avventura del­la Lib­era Repub­bli­ca dei Ragazzi, così anco­ra oggi come sem­pre noi la descriv­i­amo ai ragazzi dei nos­tri turni. Poi ogni turno dec­li­na con una pro­pria ambi­en­tazione pre­sa in genere dal mon­do dei film o dal­la let­ter­atu­ra per ragazzi, in modo da dec­linare anche cul­tural­mente i val­ori del­la Repubblica.

Lilo e Stich, Up, Le fol­lie dell’imperatore dai quali trarre “inseg­na­men­ti” per la vita di ogni giorno e che coin­ci­dono coi val­ori evan­geli­ci del­la lib­era Repubblica.

Vedere alla fine del ter­zo turno i nos­tri ragazzi leg­gere i loro sog­ni e affi­dar­li a un pal­lon­ci­no pieno di Elio (al di là dell’imbarazzante uguaglian­za con l’abitudine che ave­va trasmes­so don Acciai alla par­roc­chia del­la Provvi­den­za) è sta­to emozio­nante per­ché non solo appli­cazione del film UP ma per­ché quei val­ori li inseg­na­vano don Ga e don I e ci inseg­na­vano a guardare in alto, a guardare le stelle e l’infinito, anche qua come face­va don Puglisi ai ragazzi di Bran­cac­cio; la tes­ta in alto! Non pie­gar­si alla con­for­mità del mon­do ma pen­sare con la pro­pria testa.

Ogni anno cer­chi­amo di trasmet­tere questi val­ori attra­ver­so i giochi, le attiv­ità, le rif­les­sioni. Ogni anno vivi­amo sem­pre nuove sen­sazioni nuove espe­rien­ze che nascono dai nuovi ragazzi mis­chiati agli abi­tu­di­nali, quel­li che mag­a­ri ven­gono da anni e che vedi­amo crescere (e miglio­rare) sot­to i nos­tri occhi. Mi sem­bra qua­si di ripetere ogni anno le stesse cose. E chi si loda si imbro­da dice il prover­bio. Però è bel­lo ved­er mis­chiare tutte le com­pe­ten­ze in cam­po da parte di edu­ca­tori volon­tari e i nos­tri edu­ca­tori di oregi­na. I nos­tri ragazzi che prepara­no il cam­po sono ragazzi che fan­no con gioia la loro stra­da; han­no stu­di, com­pe­ten­ze , pro­fes­sion­al­ità. Pen­sar­li anco­ra bam­bi­ni a Mon­t­ele­co sarebbe ridut­ti­vo. Come non­no io li vedo crescere, mat­u­rare essere pron­ti anche nelle situ­azioni più impor­tan­ti. E poi ancor più quest’anno sono state pro­tag­o­niste le famiglie, tan­tis­sime, coi bim­bi pic­col­is­si­mi e pic­coli a scia­mare coi ragazzi. Han­no cre­ato un cli­ma di famiglia mer­av­iglioso che con­tribuisce a ren­dere la Repub­bli­ca una famiglia. Oltre che spig­nattare e lavare piat­ti per sette giorni nat­u­ral­mente. Inclu­si­va anche delle dis­abil­ità, par­ti­co­lare che sem­pre mi scor­do di sot­to­lin­eare, anzi non me ne scor­do ma mi sem­bra sem­pre di esi­bire la dis­abil­ità come un tro­feo e non mi va. La dis­abil­ità e la fragilità, temi sen­si­bili. Per­do­nate se non li sbandiero, e non li esi­bis­co, ma si par­la di minori spes­so, anche se la dis­abil­ità accol­ta a Mon­t­ele­co non riguar­da solo i minori ma anche adul­ti e anziani financo.

Potrei rac­con­tarvi anche di come parte­ci­pano ragazz­i­ni di altre reli­gioni e di come comunque si sen­tano accolti ma anche questo tema è sen­si­bile ed esporli a com­men­ti e giudizi da chi non capisce non mi piace. Mi sen­to con­for­t­a­to dai fratel­li sale­siani e fil­ip­pi­ni che anche loro han­no ai loro momen­ti di preghiera e di rif­les­sione i ragazzi di altri fedi che parte­ci­pano non come costrizione a un’altra fede ma come ric­chez­za di incon­tro. Nes­suno è costret­to ad abi­u­rare nul­la ma noi non pos­si­amo non annun­cia­re Gesù. Del resto non siamo in una scuo­la pub­bli­ca e chi viene a Mon­t­ele­co sa bene da dove attin­giamo la nos­tra forza. Ma se dico che prob­le­mi non ce ne sono mi cre­dete? Vi fidate sen­za che entri nei par­ti­co­lari e negli aned­doti, sim­pati­cis­si­mi, che mi fan­no sen­tire sem­pre più fratel­lo dell’intera uman­ità e sem­pre più lievi­to di unità di tut­to il genere umano pur viven­do 21 giorni nascos­to nell’ombra del­la Val Lemme? I momen­ti di preghiera gra­zie anche ai can­ti, final­mente tor­nati alla grande e che risuon­a­vano durante la gior­na­ta nelle voci dei ragazzi, li ho sen­ti­ti par­ti­co­lar­mente vivi.

Di cer­to la sen­sazione è che alla fine ci sia una grande voglia da parte dei più gio­vani di con­tin­uare sem­pre meglio l’avventura e con tut­ti questi mar­moc­chi e pance che stan­no crescen­do il futuro non può che essere bel­lo. Vedi­amo dove ci porterà il cuore e dove la Chiesa ci chi­amerà a servire.

Cio di cui resto con­vin­to sem­pre più è che in questo mon­do mala­to di pre­poten­za , vio­len­za, sen­so di impoten­za di fronte alla dit­tature anche quelle mascher­ate da democra­zie, un mon­do smar­ri­to e pri­gion­iero del danaro nel­la illu­sione che sia questo a risol­vere le ques­tioni, men­tre rimane uno stru­men­to per riequi­li­brare le varie ingius­tizie; un mon­do attoni­to dal­la poten­za del­la rete, degli algo­rit­mi, iper­con­nes­so ma non per questo auto­mati­ca­mente iper-libero; ebbene in questo mon­do abbev­er­ar­si alla sor­gente del­la Lib­ertà, del­la Con­di­vi­sione, del­la con­sapev­olez­za di essere pro­tag­o­nisti del­la Sto­ria e non spet­ta­tori è fondamentale.

Fon­da­men­tale un pos­to dove ci si gio­ca in pri­ma per­sona, si è rispet­tati e amati per il sem­plice fat­to di esistere, dove insieme si vive l’avventura del­la vita e non iso­lati, dove si cura l’anima e la coscien­za come luoghi di incon­tri con l’Assoluto, dove la natu­ra è ama­ta e rispet­ta­ta, dove per­di e vin­ci con lo stes­so sor­riso, dove chi può dare il trenta da il trenta, chi può dare il ses­san­ta da il ses­san­ta e chi può dare cen­to è chiam­a­to a dare cen­to. Dove si sco­pre la vocazione bel­lis­si­ma a essere umani nel volto e nelle brac­cia del Figlio dell’Uomo. E solo essendo umani si riesce a cogliere il Divino.

C’è bisog­no di Mon­t­ele­co insomma.

Don Ful­ly