Eccoci ancora a iniziare (anzi è già iniziata a giugno con AC, San Siro Struppa, Apparizione, Chiappeto….) la nostra estate a Monteleco confortati da tanti piccoli segnali che ci spingono a proseguire nel nostro pellegrinaggio di Speranza.
Come ad esempio la splendida serata a favore di Marco Gardella, un pienone al Politeama, che ha voluto donare a Monteleco una bella cifra per onorare questo ragazzo appassionato di Monteleco cuoco al primo turno oramai da alcuni anni; come l’approvazione del progetto oratori liguri che ci vede protagonisti; come il bilancio della nostra cooperativa ancora una volta in straordinario equilibrio positivo; come l’entusiasmo dei nostri educatori per l’estate e un incoraggiante avvio di iscrizioni.
Io ne ho trovato uno fantastico andando a Roma per il giubileo dei seminaristi. Papa Leone ha tenuto un discorso incentrato sull’importanza della formazione agli affetti , ai sentimenti, all’educazione del cuore. Se ci fosse chi credeva che fossero tutte romanticate di Papa Francesco si vada a leggere i discorsi di Papa Leone ai seminaristi e ai formatori del clero il giorno 24 e 25 giugno su vatican.va. Rimarrà stupito di come il progetto diocesano sugli oratori abbia centrato un leit motiv dell’educazione che sta a cuore alla Chiesa. Educare alle relazioni, al discernere e capire i sentimenti, i moti profondi del cuore dell’uomo. E educare non vuol dire “dire cosa devi fare” ma accompagnare nella libertà e alla libertà l’essere umano a scoprire la sua vera dimensione di essere in relazione, con l’assoluto, il mistero della vita, la trascendenza e in relazione con gli altri, i fratelli e sorelle del cammino della vita.
“C alla quarta” si chiama il progetto: curare il cuore per avere a cuore la cura gli uni degli altri anche prendendosi cura dell’ambiente e delle complesse relazioni sociali. Perché se c’è una cosa che ci ha insegnato Papa Francesco, ma lasciatemi dire la Chiesa nel suo insieme, è che il cuore non è il luogo intimistico dove rifugiarsi perché spaventati dagli eventi storici, ma il cuore, il motore del cambiamento. Senza persone capaci di amare non esiste cambio, non esiste percorso ma tutto si arena e pietrifica. Il mondo è segnato dall’individualismo, dal narcisismo, dal si salvi chi può e se il nostro PIL cresce con le armi che sia benedetta la guerra, altrui naturalmente. Visioni miopi che solo cuori veramente vivi, sensibili, svegli possono cambiare. Prendersi cura dei deboli, dei fragili, prendersi cura di tutti.
A Monteleco c’è un momento anzi due dove ci si prende cura del proprio cuore in maniera speciale e consapevole (ogni attività, specialmente nel gioco è prendersi cura!). L’ora della luce e delle stelle. Momenti di silenzio, di riflessione dove Gesù ci pone domande e si propone come amico per addentrarsi nei meandri della vita, dell’adolescenza. In maniera adeguata attraverso racconti, storielle, senza rinunciare a un annuncio esplicito della vita di Gesù. Un momento importante. Confrontandomi con i salesiani di Sampierdarena, con Padre Andrea , anche loro, ben pieni di tanti ragazzini di altre fedi, ho scoperto che, comunque, non rinunciano mai al momento di preghiera. Un momento di riflessione e di senso, di cura di sé e del mistero della vita in noi. Privarne alcuni perché di altre religioni sarebbe far loro un torto. Nessuno è obbligato nella fede, ma a prendersi cura di sé e delle domande profonde di fronte al mistero della vita: questo fa parte della formazione. E noi abbiamo radici piantate nel Vangelo, rinunciarci per qualcosa di vago vorrebbe dire smarrimento. Diverso è il riconoscere quanto di bello e buono risieda ovunque e dove ovunque è presente la “scintilla di Dio” che noi chiamiamo Spirito Santo, Amore. E l’Amore è libero, non sai da dove viene e dove va. Occorre solo discernere con attenzione se è vero e in questo è Gesù la via. L’ora della luce e delle stelle per quanto possano sembrare “alternative” (e non lo sono poi più di tanto) sono la nostra cura del Cuore; senza non sarebbe Monteleco.
Don Fully