Io sono come la Maddalena; mi hanno rubato Gesù” (don Ivaldi, L’Eco di Monteleco, 18 marzo 2000)

Pasqua di Resurrezione…e di ansia, di tim­o­re, di dolore, di gioia. Gli Apos­toli sono pre­si dal­la gioia e dal tim­o­re di fronte al Gesù risor­to, Maria attende con tan­ta fede e forse con ansia che Lui risor­ga, Mad­dale­na piange: “Han­no ruba­to il mio Sig­nore e non so dove l’abbiano por­ta­to” e a Lui, che ella non riconosce, ma che crede il cus­tode, chiede: “Hai pre­so tu il cor­po del mio Sig­nore. Se sei sta­to tu, dim­mi dove l’hai depos­to”.
Quan­ta gente si ritro­va forse in sta­ti d’animo sim­ili. Sono pas­sati anni, ma ne ho ben pre­sente uno. Ave-vamo fat­to un ritiro di ragazzi di quat­tordi­ci e quindi­ci anni, nel saba­to pri­ma del­la Domeni­ca delle Palme e con loro c’eravamo prospet­tati i casi del Van­ge­lo. Del ladrone che chiede a Gesù un ricor­do dal Suo Reg­no, al Cen­tu­ri­one che con­fes­sa che Gesù è il figlio di Dio, ai pre­sen­ti alla pas­sione, che lo sfi­dano: ”Se sei Figlio di Dio scen­di dal­la croce”, al dolore di Maria, al cor­ag­gio di Giuseppe d’Arimatea, che chiede il cor­po a Pila­to e poi lo pone nel­la pro­pria tom­ba, agli altri di cui ho già accen­na­to. E c’eravamo impeg­nati a mis­urar­ci un po’ con quelle per­sone e con Lui, Gesù. Ci erava­mo las­ciati poi con gli auguri di una Pasqua vera… Pas­sarono quat­tro giorni. Il giovedì san­to, alla fine del­la mes­sa che ricor­da l’istituzione dell’Eucarestia, uno di quel­li mi cer­cò al tele­fono, mi tro­vò e mi disse: “Io sono come la Mad­dale­na; mi han­no ruba­to Gesù “ e abbassò la
cor­net­ta. Restai stupi­to e titubante, anche per­ché non rius­ci­vo a capire chi potesse aver tele­fona­to: cer­ta­mente uno di quei ragazzi del ritiro, ma quale? E com­er­in­trac­cia­r­lo? Chiesi di pen­sar­ci un po’ al suo Ange­lo Cus­tode e aspet­tai. A sera, sul tar­di, richi­amò, chiese scusa per la fret­ta e si fece riconoscere. Accettò di ved­er­mi l’indomani, ven­erdì san­to. Ci incon­tram­mo nel­la chiesa del­la sua parrocchia,in un ango­lo in fon­do, per pot­er par­lare tran­quil­la­mente. “Da mesi in casa mia sono bis­tic­ci, liti, beghe. Papà e mam­ma non san­no più vivere insieme. Pen­so che si vogliano anco­ra bene, ma il ved­er­li così tut­ti i giorni non lo dimostra. Sem­bra­no diven­tati due muri, uno con­tro l’altro. Non capis­cono la sof­feren­za mia e di mia sorel­la e nep­pure il loro dis­as­tro. Fan­no come se potessero vivere soli, indipen­den­ti, per­den­dosi fra loro e per­den­do i figli. Non ne sareb­bero mai capaci. E poi…ieri…dopo un altro bis­tic­cio pro­prio grosso papà ha det­to: “Basta1 Me ne vado. Non pos­so e non voglio più fare ques­ta vita”. Vole­vo dirgli che forse dipen­de­va un po’ da
tut­ti e due, ma men­tre ero inde­ciso, ha fic­ca­to del­la roba, dei doc­u­men­ti, del­la car­ta in una vali­gia, è entra­to in cam­era e ne è usci­to cam­bi­a­to, poi ha aper­to la por­ta di casa ed è usci­to. Siamo rimasti come intontiti,sfasati, col­pi­ti da quel gesto… Ma vede, Don, se Gesù ci por­ta pace, gioia, serenità…io ho per­so tut­to. E’ come se aves­si per­so Lui…Ho forse tor­to? D’altronde è il ven­erdì san­to…”. Restam­mo un po’ in silen­zio. Io pen­sa­vo ai figli, ai gen­i­tori. ai dram­mi delle sep­a­razioni, dei divorzi… e a quel­lo appar­ente­mente pic­co­lo di quel momen­to e a ciò che las­ci­a­va nel cuore di un ragaz­zo. Gli chiesi se vol­e­va, con me, met­tere tut­to di fronte al Sig­nore, per­ché Lui ci pen­sasse, e accettò con le lacrime agli occhi. Ci las­ci­ammo. La sera del ven­erdì san­to pre­gai un po’ il suo Angelo.Nella gior­na­ta di saba­to mi capitò di pen­sar­lo spes­so. E la domeni­ca di Pasqua mi dis­si: “Povera gente,poveri figli e poveri gen­i­tori, se sapessero risorg­ere almeno oggi…” Ma mi sen­ti­vo sem­pre scom­bus­so­la­to. Passò tut­ta la gior­na­ta. A sera, dopo aver­li ricor­dati tut-
ti al Sig­nore, andai a let­to. Non dormi­vo, ave­vo davan­ti la fac­cio di quel ragaz­zo e… a mez­zan­otte squil­lò il tele­fono. Cor­si, alzai la cor­net­ta e sen­tii la sua voce: “Don, è tor­na­to! Ha aper­to la por­ta, ci ha guar­dati, burbero, ma con le lacrime agli occhi, si è avvi­c­i­na­to a mam­ma, le ha pre­so le mani e poi, lenta­mente, le ha dato un bacio… e poi anche a noi…Oh, Don, Pasqua è pas­sa­ta, ma buona Pasqua anche a Lui…Grazie!” Pasqua di risur­rezione vera, non solo per Gesù, ma anche
per i cris­tiani. Dis­si gra­zie a Lui, tor­nai a let­to e mi addor­men­tai qua­si subito.