Dallaialui

Non sono impazz­i­to ma solo vi ho fat­to uno scherzet­to con i “neol­o­gis­mi di Ful­ly”, genere let­ter­ario a me molto caro che mi è sta­to spes­so imi­ta­to da pre­mi Nobel come Dario Fo col suo Gram­melot, o Alessan­dro Man­zoni che spes­so mette nel­la boc­ca dei suoi per­son­ag­gi frasi dialet­tali che essendo vir­go­let­tate e messe da lui i pro­fes­sori ci spac­cia­vano come arte boc­cian­do il mio illu­mi­na­to gen­ovese che scrive­vo nei temi ai licei.

Ma veni­amo al vero obi­et­ti­vo: par­larvi del Sin­o­do che la Chiesa di Gen­o­va sta viven­do e par­larne soprat­tut­to dal pun­to di vista del­la pas­torale gio­vanile. Infat­ti la ques­tione “gio­vani e chiesa” è emer­sa con chiarez­za dall’ascolto delle par­roc­chie e delle realtà che han­no parte­ci­pa­to al Sin­o­do. Cosa si può fare per annun­cia­re la fede ai gio­vani? Cosa si può fare per ascoltarli?

E’ nato così un incon­tro che avver­rà pro­prio men­tre voi leg­gerete che si chia­ma “ we have a dream” e sarà un even­to in cui si chiederà ai gio­vani gen­ovesi di esprimere il sog­no di Chiesa che hanno.

Che chiesa sog­ni, cha par­roc­chia sog­ni per il futuro? Cosa ti aspet­ti dal­la Chiesa ma soprat­tut­to cosa sei dis­pos­to a gio­car­ti per costru­ire il futuro? Papa Francesco spes­so si richia­ma alla cat­e­go­ria del sog­no, del­la “visione” che non vuol dire illu­sione, pen­sare cose al di fuori del­la realtà, ma si trat­ta di immag­inare un qual­cosa di dif­fer­ente per iniziare un proces­so ver­so ques­ta meta. Il popo­lo di Israele nel deser­to sog­na­va il paese di lat­te e miele, sog­na­va una vita migliore. I nos­tri migranti ci ricor­dano che si può sognare un futuro migliore anche se spes­so il loro è solo la proiezione del­la col­o­niz­zazione cul­tur­ale subi­ta da noi, che li fa sognare esat­ta­mente ciò che i deten­tori dell’economia vogliono che sognino.

Quel­li del­la mia età non pos­sono far altro che ricor­dar­si il “I have a dream” di Kinghi­ana memo­ria; però qua abbi­amo una dif­feren­za sostanziale “We have a dream” il noi sos­ti­tu­isce l’io non per abolir­lo ma per­ché l’io non sia soli­tu­dine non sia iso­la­men­to e alla fine davvero una illu­sione, una can­to­na­ta. Invitare i gio­vani a sognare insieme sarà l’obiettivo di questo incon­tro. Una realtà che noi a Mon­t­ele­co conos­ci­amo bene, per­ché anche noi abbi­amo avu­to il nos­tro “Mar­tin Luther King” che si chia­ma­va don Ga e ci ha inseg­na­to a guardare il futuro, a sog­narlo e a rim­boc­car­si le maniche per viverlo.

E così fare­mo ques­ta estate. Ne par­lere­mo alle nos­tre super bus­sole, coi ragazzi dei campi, nelle cucine!!! Che chiesa sog­ni­amo in mer­i­to alla ques­tione gio­vani, alla ques­tione ragazzi, alla ques­tione ado­les­cen­ti? Come vor­rem­mo che fos­se la comu­nità cris­tiana? Insom­ma pas­si­amo “dal I al WE” ……….

Per­ché se la chiesa inseg­na a tut­ti a sognare insieme allo­ra davvero diven­ta fecon­da, lievi­to che fa lievitare la massa!!!

Spero abbi­ate capite il neol­o­gis­mo gio­co di parole…..Un abbrac­cio a tutti

Don Ful­ly