La Pentecoste è sempre stata una festa per molti un poco misteriosa. Questa terza persona della Trinità fa fatica a scaldare la nostra devozione. Preferiamo buttarla più sulla narrazione , e non credo sbagliamo di molto, raccontando l’evento del giorno di Pentecoste quando poveri uomini di Galilea vennero compresi da una moltitudine di persone provenienti da ogni dove. L’iconografia a volte non aiuta. Quelle fiammelle sulla testa degli apostoli quasi fossero fornelli di Monteleco lasciati accesi, sviano dall’essenza dello Spirito che si manifesta più nel nostro essere che attorno a esso. E’ un fuoco tutto interiore quello che sentono gli Apostoli. Il calore di chi racconta agli altri quel che è successo nella sua vita e di come la sua vita è stata trasformata dall’incontro con Gesù che ci ha donato il suo Spirito. “Sai eravamo dodici anzi undici malpresi, delusi, abbattuti, che avevamo lasciato solo il nostro migliore amico a morire di morte vergognosa e poi invece guarda adesso quanti siamo e come la gente crede in Gesù! Guarda la nostra come è cambiata, prima ognuno per conto proprio e ora tutti insieme pur nelle nostre testoline così differenti, pronti a dare la vita uno per l’altro, ma non solo per tutti quanti, perché abbiamo capito l’Amore di Dio per noi…”
La Pentecoste è narrare le grandi opere di Dio nella nostra vita. Pensate all’avventura di Monteleco! Una banda di ragazzini sopravvissuti alla guerra, aggirantesi tra le macerie morali e fisiche della seconda guerra mondiale e ora ……. Quante storie a Monteleco, quante vite, quanti incontri…….
La Pentecoste se vogliamo è la definitiva installazione della Trinità nella storia del mondo. Qua ritorniamo all’inizio alla fatica di pensare allo Spirito, anche l’immagine della Colomba non aiuta sempre in questa città infestata di piccioni verso i quali non nutriamo quel grande affetto. Lo spirito è Dio che esce da se stesso e che coinvolge il cuore, le energie, le forze tutte dell’uomo. La Trinità è il fondamento della missione. Noi siamo in perenne missione perché Dio è in perenne missione. Dio non sta lassù nei cieli a guardare ma entra nella faticosa strada di trasfigurazione dell’uomo in uomo nuovo, in Cristo Signore. Uscire da noi stessi per andare al fratello alla sorella è proprio vivere questo processo, questo procedere di Dio nella Storia.
Quanta fatica ma quanta bellezza. L’innamorato sa bene la fatica a uscire dalla logica del possesso per entrare nella logica del Dono di sé. E lo Spirito si chiama proprio così: Dono di sé! Lo Spirito è l’Amore!
Il dono di sé dello sposo e sposa, il dono di sé di un educatore ai suoi ragazzi, il dono di sé che ciascuno fa nel lavoro trasformando il mondo a immagine del mondo creato da Dio, il dono di sé dell’ammalato nel consegnarsi a chi se ne prende cura, il dono di sé nel trasformare e condividere la terra, il dono di sé nel consegnarci all’Amore di Dio ogni giorno fino all’ultimo.
La Pentecoste susciti in noi questa forza che poi è il percorso alla gioia piena come ci spiega Gesù. Quanti sentieri abbiamo da intraprendere. Il sinodo che ci vede protagonisti e che ora continua per diventare stile di vita. Una chiesa sinodale e non fatta a immagine del medioevo col principe, vassalli, valvassini e via via sognata così a Monteleco dove c’era e c’è un anfiteatro non per caso. La Pastorale giovanile nella quale dovremo continuare a portare la nostra vicinanza con tutti i ragazzi e non solo con quelli bravi, belli e profumati. La nostra cooperativa pronta a affrontare nuove sfide e nuovi mondi del post pandemia e di tempi di guerra. La Formazione per formare uomini e donne non succubi del Mondo ma pronti nel mondo a portare pensieri differenti e stimolanti verso una somiglianza sempre più stretta col Regno annunciato da Gesù.
Molti i sentieri!! Spirito aiutaci, spirito guidaci. Entra nelle menti, nei cuori, nelle braccia entra nel vivo esistenziale di ciascun essere umano che questa cieca società ha resa periferia a noi stessi.
Buona Pentecoste!!!!!
Don Fully