La voce del Papa (dalla Fratelli Tutti)

“L’inganno è¨ nel cuore di chi tra­ma il male, la gioia invece è di chi pro­muove la pace” (Pr 12,20). Tut­tavia, c’è chi cer­ca soluzioni nel­la guer­ra, che spes­so «si nutre del per­ver­ti­men­to delle relazioni, di ambizioni ege­moniche, di abusi di potere, di pau­ra dell’altro e del­la diver­sità vista come ostacolo».

 La guer­ra non è¨ un fan­tas­ma del pas­sato, ma è¨ diven­ta­ta una minac­cia costante. Il mon­do sta trovan­do sem­pre più dif­fi­coltà  nel lento cam­mi­no del­la pace che ave­va intrapre­so e che com­in­ci­a­va a dare alcu­ni frutti.

Poichè si stan­no cre­an­do nuo­va­mente le con­dizioni per la pro­lif­er­azione di guerre, ricor­do che la guer­ra è¨ la negazione di tut­ti i dirit­ti e una dram­mat­i­ca aggres­sione all’ambiente. Se si vuole un aut­en­ti­co svilup­po umano inte­grale per tut­ti, occorre pros­eguire sen­za stan­car­si nell’impegno di evitare la guer­ra tra le nazioni e tra i popoli.

A tal fine bisogna assi­cu­rare il dominio incon­trasta­to del dirit­to e l’infaticabile ricor­so al negozi­a­to, ai buoni uffi­ci e all’arbitrato, come pro­pos­to dal­la Car­ta delle Nazioni Unite, vera nor­ma giuridi­ca fon­da­men­tale. Voglio ril­e­vare che i 75 anni delle Nazioni Unite e l’esperienza dei pri­mi 20 anni di questo mil­len­nio mostra­no che la piena appli­cazione delle norme inter­nazion­ali è real­mente effi­cace, e che il loro man­ca­to adem­pi­men­to è noci­vo. La Car­ta delle Nazioni Unite, rispet­ta­ta e appli­ca­ta con trasparen­za e sin­cer­ità è¨ un pun­to di rifer­i­men­to obbli­ga­to­rio di gius­tizia e un vei­co­lo di pace. Ma ciò esige di non mascher­are inten­zioni ille­git­time e di non porre gli inter­es­si par­ti­co­lari di un Paese o di un grup­po al di sopra del bene comune mon­di­ale. Se la nor­ma viene con­sid­er­a­ta uno stru­men­to a cui ricor­rere quan­do risul­ta favorev­ole e da elud­ere quan­do non lo è¨, si sca­te­nano forze incon­trol­la­bili che dan­neg­giano grave­mente le soci­età, i più deboli, la fra­ter­nità, l’ambiente e i beni cul­tur­ali, con perdite irrecu­per­abili per la comu­nità globale.

E’ così che facil­mente si opta per la guer­ra avan­zan­do ogni tipo di scuse appar­ente­mente uman­i­tarie, difen­sive o pre­ven­tive, ricor­ren­do anche alla manipo­lazione dell’informazione. Di fat­to, negli ulti­mi decen­ni tutte le guerre han­no prete­so di avere una gius­ti­fi­cazione. Il Cat­e­chis­mo del­la Chiesa Cat­toli­ca par­la del­la pos­si­bil­ità di una legit­ti­ma dife­sa medi­ante la forza mil­itare, con il pre­sup­pos­to di dimostrare che vi siano alcune «rig­orose con­dizioni di legit­tim­ità  morale. Tut­tavia si cade facil­mente in una inter­pre­tazione trop­po larga di questo pos­si­bile dirit­to. Così si vogliono gius­ti­fi­care indeb­ita­mente anche attac­chi “pre­ven­tivi” o azioni bel­liche che dif­fi­cil­mente non trasci­nano a«mali e dis­or­di­ni più gravi del male da eliminare»

 La ques­tione è che, a par­tire dal­lo svilup­po delle armi nucleari, chimiche e bio­logiche, e delle enor­mi e cres­cen­ti pos­si­bil­ità offerte dalle nuove tec­nolo­gie, si è¨ dato alla guer­ra un potere dis­trut­ti­vo incon­trol­la­bile, che colpisce molti civili inno­cen­ti. In ver­ità «mai l’umanità ha avu­to tan­to potere su se stes­sa e niente garan­tisce che lo uti­lizzerà  bene». Dunque non pos­si­amo più¹ pen­sare alla guer­ra come soluzione, dato che i rischi prob­a­bil­mente saran­no sem­pre supe­ri­ori all’ipotetica util­ità che le si attribuisce. Davan­ti a tale realtà, oggi è¨ molto dif­fi­cile sostenere i cri­teri razion­ali mat­u­rati in altri sec­oli per par­lare di una pos­si­bile “guer­ra giusta”.

E’ impor­tante aggiun­gere che, con lo svilup­po del­la glob­al­iz­zazione, ciò che può apparire come una soluzione imme­di­a­ta o prat­i­ca per una deter­mi­na­ta regione, dà adi­to a una cate­na di fat­tori vio­len­ti molte volte sot­ter­ranei che finisce per colpire l’intero piane­ta e aprire la stra­da a nuove e peg­giori guerre future. Nel nos­tro mon­do ormai non ci sono solo “pezzi” di guer­ra in un Paese o nell’altro, ma si vive una “guer­ra mon­di­ale a pezzi”, per­chè le sor­ti dei Pae­si sono tra loro forte­mente con­nesse nel­lo sce­nario mondiale.

Come dice­va San Gio­van­ni XXIII «riesce qua­si impos­si­bile pen­sare che nell’era atom­i­ca la guer­ra pos­sa essere uti­liz­za­ta come stru­men­to di gius­tizia». Lo affer­ma­va in un peri­o­do di forte ten­sione inter­nazionale, e così diede voce al grande aneli­to alla pace che si dif­fonde­va ai tem­pi del­la guer­ra fred­da. Raf­forzò la con­vinzione che le ragioni del­la pace sono più for­ti di ogni cal­co­lo di inter­es­si par­ti­co­lari e di ogni fidu­cia pos­ta nell’uso delle armi. Però non si colsero pien­amente le occa­sioni offerte dal­la fine del­la guer­ra fred­da, per la man­can­za di una visione del futuro e di una con­sapev­olez­za con­di­visa cir­ca il nos­tro des­ti­no comune. Invece si cedette alla ricer­ca di inter­es­si par­ti­co­lari sen­za far­si cari­co del bene comune uni­ver­sale. Così si è fat­to di nuo­vo stra­da l’ingannevole fan­tas­ma del­la guerra.

Ogni guer­ra las­cia il mon­do peg­giore di come lo ha trova­to. La guer­ra è¨ un fal­li­men­to del­la polit­i­ca e dell’umanità, una resa ver­gog­nosa, una scon­fit­ta di fronte alle forze del male. Non fer­mi­amo­ci su dis­cus­sioni teoriche, pren­di­amo con­tat­to con le ferite, toc­chi­amo la carne di chi subisce i dan­ni. Riv­ol­giamo lo sguar­do a tan­ti civili mas­sacrati come “dan­ni col­lat­er­ali”. Doman­di­amo alle vit­time. Pres­ti­amo atten­zione ai profughi, a quan­ti han­no subito le radi­azioni atom­iche o gli attac­chi chimi­ci, alle donne che han­no per­so i figli, ai bam­bi­ni muti­lati o pri­vati del­la loro infanzia. Con­sid­e­ri­amo la ver­ità di queste vit­time del­la vio­len­za, guardiamo la realtà  coi loro occhi e ascolti­amo i loro rac­con­ti col cuore aper­to. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore del­la guer­ra e non ci turberà il fat­to che ci trat­ti­no come ingenui per­chè abbi­amo scel­to la pace.

Nep­pure le norme saran­no suf­fi­ci­en­ti, se si pen­sa che la soluzione ai prob­le­mi attuali con­sista nel dis­suadere gli altri medi­ante la pau­ra, minac­cian­doli con l’uso delle armi nucleari, chimiche o bio­logiche. Infat­ti, se si pren­dono in con­sid­er­azione le prin­ci­pali minac­ce alla pace e alla sicurez­za con le loro moltepli­ci dimen­sioni in questo mon­do mul­ti­po­lare del XXI sec­o­lo, come, ad esem­pio, il ter­ror­is­mo, i con­flit­ti asim­metri­ci, la sicurez­za infor­mat­i­ca, le prob­lem­atiche ambi­en­tali, la povertà, non pochi dub­bi emer­gono cir­ca l’inadeguatezza del­la deter­ren­za nucleare a rispon­dere effi­cace­mente a tali sfide. Sif­fat­te pre­oc­cu­pazioni assumono ancor più con­sis­ten­za quan­do con­sid­e­ri­amo le cat­a­stro­fiche con­seguen­ze uman­i­tarie e ambi­en­tali che derivano da qual­si­asi uti­liz­zo degli ordig­ni nucleari con dev­as­tan­ti effet­ti indis­crim­i­nati e incon­trol­la­bili nel tem­po e nel­lo spazio.

Dob­bi­amo anche chieder­ci quan­to sia sosteni­bile un equi­li­bro basato sul­la pau­ra, quan­do esso tende di fat­to ad aumentare la pau­ra e a minare le relazioni di fidu­cia fra i popoli. La pace e la sta­bil­ità inter­nazion­ali non pos­sono essere fon­date su un fal­so sen­so di sicurez­za, sul­la minac­cia di una dis­truzione rec­i­p­ro­ca o di totale annien­ta­men­to, sul sem­plice man­ten­i­men­to di un equi­lib­rio di potere. In tale con­testo, l’obiettivo finale dell’eliminazione totale delle armi nucleari diven­ta sia una sfi­da sia un imper­a­ti­vo morale e umanitario.[La cres­cente inter­dipen­den­za e la glob­al­iz­zazione sig­nif­i­cano che qualunque rispos­ta diamo alla minac­cia delle armi nucleari, essa deb­ba essere col­let­ti­va e con­cer­ta­ta, basa­ta sul­la fidu­cia rec­i­p­ro­ca. Quest’ultima può essere costru­i­ta solo attra­ver­so un dial­o­go che sia sin­ce­ra­mente ori­en­ta­to ver­so il bene comune e non ver­so la tutela di inter­es­si velati o “par­ti­co­lari»

 E con il denaro che si imp­ie­ga nelle armi e in altre spese mil­i­tari cos­ti­tu­iamo un Fon­do mon­di­ale per elim­inare final­mente la fame e per lo svilup­po dei Pae­si più poveri, così che i loro abi­tan­ti non ricor­ra­no a soluzioni vio­lente o ingan­nevoli e non siano costret­ti ad abban­donare i loro Pae­si per cer­care una vita più dignitosa