Dalla via crucis alla resurrezione

Chi è un ragaz­zo di Don Ga, chi è sta­to a Mon­t­ele­co, non ha potu­to che fare un bal­zo sulle seg­gi­o­la o sul divano o là dove era, all’assistere alla via cru­cis del Papa il ven­erdì santo.

Una via cru­cis fat­ta dai bam­bi­ni e dai bam­bi­ni delle comu­nità; fat­ta da ragazzi, da pread­o­les­cen­ti e ado­les­cen­ti; scrit­ta da loro, una loro opera e da loro letta.

Loro stes­si han­no por­ta­to la croce nel­la San Pietro deser­ta. Se avete avu­to l’opportunità di leg­gere i testi sarete rimasti senz’altro col­pi­ti dal­la sem­plic­ità, dal­la schi­et­tez­za e dal lin­guag­gio diret­to che esprimevano. Se sono bel­li i testi di alta spir­i­tu­al­ità che han­no spes­so illu­mi­na­to le vie Cru­cis papali, questi testi sem­bra­vano sca­turire diret­ta­mente dal­la vita del Movi­men­to Ragazzi, dalle sto­rie dei nos­tri ragazzi, pas­sati da sali­ta Li Gob­bi, da Oregi­na, da Mon­t­ele­co di tut­ti questi decen­ni. E iniziano a essere alcu­ni vari. E ved­er­ci riconosciu­ti nel cuore del­la Chiesa è fran­ca­mente un seg­no di gioia grande. La scelta di Don Ga fat­ta pro­pria dal Papa. Met­tere al cen­tro il bam­bi­no, il pread­o­les­cente, l’adolescente. E soprat­tut­to quel­li “scar­tati” quel­li che han­no subito le angustie del­la vita.

Vuol dire met­tere al cen­tro l’uomo, riportare al cen­tro i temi educa­tivi e di accom­pa­g­na­men­to dei minori, di tutela dei minori.

Va det­to che è sta­to anche un gesto di grande sig­ni­fi­ca­to e cor­ag­gio riportare i bam­bi­ni al cen­tro, dopo anni in cui alla Chiesa uffi­ciale sem­bra­va essere proibito nom­i­narli. L’enorme mole di lavoro educa­ti­vo rischi­a­va di essere oscu­ra­to da chi si era las­ci­a­to sedurre dal maligno.

Ma è un mes­sag­gio di grande sper­an­za per il momen­to che sti­amo viven­do. Infat­ti i ragazzi stan­no molto sof­fren­do per ques­ta pan­demia. Una sof­feren­za psi­co­log­i­ca, umana. Gli è sta­to tolto un pez­zo fon­da­men­tale del­la loro vita: l’approccio con l’altro, la cor­por­e­ità, il gio­co di squadra, l’incontro, la fes­ta, il grup­po. Tut­to questo non è rap­p­re­sen­ta­to dai famosi assem­bra­men­ti per l’aperitivo, le bevute o altro, che appar­tiene al mon­do gio­vanile, uni­ver­si­tario o popolano che sia. Par­liamo infat­ti di bim­bi, di pread­o­les­cen­ti e ado­les­cen­ti, spes­so chiusi in casa, costret­ti a subire una DAD con la scusa che sono dig­i­tali e amano stare al com­put­er o alla play sta­tion. Di fat­to chi pro­pone una riu­nione su zoom a degli ado­les­cen­ti rischia la vita, non ne pos­sono let­teral­mente più. Altra fac­cia del­la stes­sa medaglia le risse orga­niz­zate, gigan­tesche che imper­ver­sano sul web e che dimostra­no come le energie di quel­la età han­no bisog­no di pun­ti di arri­vo che non pos­sono essere archiviati davan­ti a uno schermo.

Il Papa ha dato loro modo di esprimer­si, di dire, di urlare la loro via cru­cis. Per questo noi che coi ragazzi ci sti­amo tut­ti i giorni abbi­amo apprez­za­to davvero ques­ta scelta non facile. Ed è un seg­no di grande sper­an­za per il futuro.

Ora è Pasqua. E’ facile vedere nel­la res­ur­rezione la riparten­za di Mon­t­ele­co con i suoi spazi, coi suoi tem­pi di lib­ertà per ques­ta età. Spe­ri­amo­lo. Per ora è impor­tante il servizio di ogni giorno che non è mai man­ca­to a Oregi­na, fat­i­can­do, sof­fian­do dietro le fati­cose mascher­ine, ma cer­can­do di portare sem­pre un sor­riso a questi ragazzi.

Con­tinuiamo il nos­tro servizio a favore dell’uomo, a favore di quei bam­bi­ni che sono pas­sati a Mon­t­ele­co e che se anche non sono più bam­bi­ni mer­i­tano l’attenzione al bam­bi­no che è rimas­to in loro.

In questo vi las­cio la preghiera del­la via Cru­cis che bene inter­pre­ta il nos­tro “diamo­ci una mano”.

Preghi­amo.
Sig­nore, ren­di­ci capaci di riconoscer­ti negli ulti­mi
che incon­tri­amo lun­go la nos­tra stra­da;
dac­ci il cor­ag­gio e la beat­i­tu­dine
di dare da man­gia­re a chi ha fame,
da bere a chi ha sete, di accogliere chi è straniero,
vestire chi è nudo e curare chi è mala­to,
per incon­trar­ti e accoglier­ti in ogni fratel­lo e in ogni sorel­la.
Tu che vivi e reg­ni nei sec­oli dei sec­oli. Amen.

Don Ful­ly Doragrossa